Cos’è il PUN, come si calcola e perché le bollette oggi sono altissime di Roberto Pezzali (DDAY.it)

Cos’è il PUN, come si calcola e perché le bollette oggi sono altissime di Roberto Pezzali (DDAY.it)

Chi dice che dietro il prezzo dell’elettricità alto c’è speculazione non sbaglia troppo: con i prezzi alti c’è chi sta facendo profitti record. Il problema nasce dal Sistema di Prezzo Marginale che viene usato per calcolare il PUN, Prezzo Unico Nazionale.

“Perché le bollette sono così alte?”.

Una domanda alla quale non è difficile dare una risposta, basta capire il PUN per capire tutto.

Il PUN è il Prezzo Unico Nazionale dell’energia, ed è quel prezzo che viene preso come riferimento per la materia prima, ovvero l’energia, per coloro che hanno deciso di restare nel sistema a maggior tutela.

Il PUN non è un prezzo fisso, ma è un prezzo che viene contrattato ogni ora, con il prezzo giornaliero che viene fatto sulla media dei prezzi del giorno precedente. Per il calcolo delle bollette viene preso il valore medio del periodo di riferimento, e nel caso dell’energia questo aggiornamento viene fatto ogni tre mesi.

Come si arriva a questo prezzo?

Quello dell’energia è un mercato fatto di domanda e di offerta, e c’è un ente chiamato Gestore dei Mercati Energetici, di proprietà del Ministero dell'Economia e delle Finanze, che fa incontrare domanda e offerta.

Questo succede ogni ora: da una parte ci sono i produttori di energia che stimano quanta energia potranno produrre e fanno un prezzo e dall’altra c’è chi compra, e lo fa in base alla stima dell’energia che potrà servire.

Facciamo un esempio pratico.

Il GME, in base ai dati storici di consumo, sa che la domanda di energia per una determinata ora da parte dell’Italia sarà di 15 megawatt/ora, e controlla quelle che sono le offerte fatte da ciascun produttore sul territorio.

Le offerte comprendono tutti i produttori, sia quelli di energia rinnovabile sia quelli di energia non rinnovabile, e ognuno ovviamente decide come far pagare la propria energia in base al momento. Evidente che un produttore che ha solo centrali solari sarà molto competitivo nel prezzo durante una giornata di sole, e allo stesso modo un produttore di energia idroelettrica avrà un prezzo alto durante una fase di crisi idrica.

Poniamo che ci siano le seguenti offerte:

3 MWh di energia idroelettrica a 150 euro (al MWh)
6 MWh di energia prodotta da una centrale termoelettrica a 600 euro
1 MWh di energia prodotta da una centrale solare a 350 euro
5 MWh di energia prodotta in Francia da una centrale nucleare a 450 euro
8 MWh di energia prodotta da una centrale termoelettrica a 800 euro
2 MWh di energia prodotta da una centrale solare a 250 euro


Servono 15 MWh, quindi si parte comprando quella che è l’energia più economica, i 3 MWh di energia idroelettrica. Poi si acquistano i 2 MWh di energia solare, e poi 1 MWh dell’altra energia solare, più cara ma comunque conveniente. Infine conviene prendere quella francese, e con questi 8 MWh siamo a 14 totali. Manca 1 MWh, e si prende una piccola quota della centrale termoelettrica.

Nel mondo normale i 3 MWh di energia idroelettrica li paghiamo 150 euro, e spendiamo tanto solo per quel singolo MWh acquistato a 600 euro che ci serve per coprire il fabbisogno.

Nel mercato dell’energia non è così, perché viene usato quello che si chiama Sistema di Prezzo Marginale: il prezzo per tutta l’energia acquistata è quello più caro che viene pagato durante lo scambio. Quel singolo MWh pagato 600 euro porta a 600 euro il prezzo di tutta l’energia che compriamo.

Può sembrare assurdo, ma è quello che succede: un po’ come se fossimo da MediaWorld a comprare un TV, una console, un mouse, una tastiera, un cavo e un gioco, e quando andiamo in cassa per ogni singolo pezzo, anche per il cavo, chiedono la cifra spesa per il televisore.

Esiste ovviamente una ragione dietro tutto questo: il Sistema di Prezzo Marginale è stato inventato ai tempi per spingere tutti i produttori a investire sull’energia rinnovabile. Se torniamo infatti indietro di un po’ di anni ci troviamo in una situazione dove produrre energia elettrica partendo da combustibili fossili, come il gas, era decisamente più conveniente che investire pesantemente per produrre con energie rinnovabili.

Servivano nuove centrali, servivano spazi, servivano investimenti. L’energia prodotta con il gas o con il carbone veniva quindi pagata molto di più di quella prodotta con l’eolico o con il fotovoltaico, ma tutti i guadagni che venivano fatti vendendo l'energia prodotta partendo dal fossile dovevano necessariamente essere reinvestiti per convertire la produzione in rinnovabile. I guadagni fatti dalla componente rinnovabile invece potevano essere ritenuti utili.

Il sistema funziona, e ha sempre funzionato in una condizione che dovrebbe essere quella standard: produrre energia partendo dalle fonti fossili costa di meno di quanto costa produrla con le rinnovabili, che dipendono spesso dalle condizioni atmosferiche.

Con la guerra si è ribaltata la situazione
Poi è arrivata la guerra, e il prezzo del gas è schizzato alle stelle. Produrre energia usando il gas è diventata la scelta più costosa e, a causa del Sistema di Prezzo Marginale, tutti i prezzi si sono livellati su quella che è la componente in assoluto più cara.

Se si segue l’andamento del prezzo del GAS e quello del prezzo dell’energia elettrica si vede che seguono la stessa curva: il prezzo, storicamente fatto dalle rinnovabili (a costi più bassi) oggi viene fatto dall’energia prodotta dal gas.

I più attenti però avranno notato “il bug” di questa inversione: il Sistema di Prezzo Marginale era stato creato per spingere la conversione degli impianti fossili in impianti ad energia rinnovabile, e l’impianto legislativo è stato fatto per far produrre utili a chi invece ha investito pesantemente sulla rinnovabili per rientrare dell’investimento.

Oggi chi vende energia al 100% rinnovabile si trova con una energia che gli viene pagata molto di più a causa del Sistema di Prezzo Marginale e sono tutti utili. Chi ha investito in rinnovabili, con il costo dell’energia così alto, sta facendo profitti enormi, ed è un po’ per questo che ci sono aziende che stanno soffrendo e si vedono costrette a rimodulare agli utenti i contratti e altre che invece non stanno facendo nulla, anche perché non stanno vendendo sottocosto, anzi, guadagnano molto più di prima.

Per intervenire su questo sistema distorto, l’Europa è intervenuta cercando di tassare gli extra profitti di chi produce usando le rinnovabili impostando anche un tetto sui ricavi: lo ha fatto con la seduta di fine settembre.

“Il regolamento ha stabilito che i ricavi in eccesso ottenuti dalle centrali elettriche che non utilizzano il gas per produrre elettricità, come quelle solari, eoliche, nucleari, idroelettriche e a lignite, potranno essere massimo di 180 euro/MWh. I ricavi in eccesso che sfonderanno questo tetto saranno collezionati dai governi dell’UE al fine di reindirizzare le somme per il sostegno e la protezione dei clienti finali dell’elettricità.”

Secondo Arera nei prossimi anni il prezzo dell’energia resterà comunque alto: gli 0.59 euro al kWh di oggi dovrebbero essere una soglia massima, e si dovrebbe tornare verso gli 0.25 euro al kWh, ma sarà difficile rivedere a breve gli 0.05 euro al kWh del 2020, quando con il prezzo del gas vicino alla soglia minima anche le tariffe dell’energia erano davvero convenienti.

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